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Agosto 2016

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Storia del parka: ecco come nasce un capo intramontabile

Scritto da , Pubblicato in Blog

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Raccontare la storia dei capi di abbigliamento di maggior successo è il miglior modo per apprezzare la moda e per studiarla in tutte le sue sfaccettature.

Indossare un capo senza soffermarsi minimamente su tutto quello che c’è dietro alla sua realizzazione e diffusione non è infatti il massimo se ci si professa amanti del fashion, un settore che rende grande il nome dell’Italia nel mondo e che solo per questo merita di essere un po’ approfondito.

Chi, per esempio, si è mai soffermato a pensare alla storia del parka, un capo che, in questi anni, si è fatto ancora più strada soprattutto tra i più giovani che, in omaggio ad alcuni grandi della musica anni ’90, lo hanno reso un riferimento essenziale per l’abbigliamento urban?

Innanzitutto partiamo dal termine, il cui significato in lingua russa è “pelle di animale”. Della pelle di ben tre animali erano fatti i primi parka, utilizzati dai popoli inuit per proteggersi dal freddo. Sì, avete letto bene: gli inuit utilizzavano ben tre diverse pelli sistemate una sopra l’altra (in generale erano di volpe, foca e orso polare), con l’obiettivo di affrontare meglio le gelide temperature delle loro impervie terre.

STORIA PARKA

Il parka ovviamente fa molta strada e si allontana da quei contesti estremi, per diventare un capo iconico grazie prima di tutto al mondo militare e ai progettisti di divise per piloti e soldati di terra. In questo contesto, nel corso della seconda guerra mondiale, il tradizionale parka viene reso oggetto di un’interpretazione avente l’obiettivo di renderlo utile per l’abbigliamento dei soldati USA.

STORIA PARKA 2

Il parka continua a diffondersi come capo iconico di abbigliamento militare anche grazie alla guerra di Corea, iniziata nel 1951 e terminata nel 1953. In occasione di questo storico conflitto i soldati USA vengono dotati di parka tra i vari capi di abbigliamento.

Il capo di origine inuit si presenta tecnicamente cambiato, in quanto la struttura è decisamente più pesante e adatta al clima rigido del Paese orientale, uno dei luoghi al mondo più battuti dai monsoni. L’anno che segue quello della fine del conflitto in Corea è un altro punto di arrivo importante per il parka.

Per quale motivo? Perché il parka – all’interno del nostro store ne trovi  sia da uomo che da donna – entra nell’universo dell’abbigliamento lavorativo civile, grazie all’iniziativa del marchio Refrigiwear, che lo rende praticamente la divisa d’ordinanza di un’azienda di lavorazione di carni in USA, con l’ovvio scopo di rendere meno difficile la vita degli operai, che passavano gran parte delle loro giornate all’interno di celle frigorifere della carne.

È l’inizio di un successo mondiale. Grazie allo slogan “A modern way to keep warm”, il parka comincia a diffondersi come capo di abbigliamento professionale ma anche sportivo, perfetto per vivere al massimo la propria professione e le proprie passioni senza risentire per il clima eccessivamente rigido.

Finiscono gli anni ’50 e comincia a farsi strada una rivoluzione culturale senza eguali. Il parka diventa quindi il capo dei Mod, i fan del modern jazz, che lo indossano verde in omaggio allo stile militare reso famoso dai marines nella guerra di Corea.

Come viene approcciato oggi il parka dal punto di vista creativo? Senza dubbio, nonostante siano passati comunque tanti anni, possiamo trovare nelle collezioni degli stilisti degli omaggi più o meno sottili alla cultura grunge e a un modo di portare il parka reso celebre da rocker come Kurt Cobain ed Eddie Vedder.

Nel 2003 a omaggiare questo stile ci ha pensato Kate Moss, con la storica foto che la vede indossare un parka con sulle spalle la scritta “God Save the Queen”.

parka kate moss

Senza dubbio, come dimostra il celebre scatto, il parka è un capo grintoso, che deve essere abbinato ad accessori altrettanto caratterizzati come i biker boots. Troppo forte come mix? Si può addolcire il tutto lavorando sull’hair style e scegliendo i capelli lisci, magari raccolti in una romantica coda di cavallo, simbolo universale di femminilità.

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