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Ottobre 2018

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HOLUBAR : passato presente e futuro

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Holubar

nasce in Colorado, nel 1946 da un’idea di Alice e Roy Holubar, e inizia la sua attività con la produzione di sacchi a pelo in piuma, zaini, chiodi di arrampicata, parka. Una vera passione, , quella degli Holubar, per le attività all’aria aperta,  che  si trasformò gradualmente in un vero e proprio business fino all’avvio istituzionale di Holubar Mountaineering nel 1947.  All’inizio l’attività si sviluppò principalmente con il classico metodo di “vendita per corrispondenza”, arrivando al 1958 con un catalogo di 143 prodotti.

Il marchio ha rapidamente imposto la sua presenza sul mercato, inizialmente in Colorado, e poi in tutti gli Stati Uniti per l’eccellente qualità dei suoi prodotti e per l’approccio pionieristico di Alice e Roy Holubar. A loro, dobbiamo infatti, un gran numero di innovazioni tecniche, che hanno ispirato per anni molte delle aziende più rinomate dell outerwear come l’uso del nylon ultraleggero e il suo utilizzo combinato con imbottiture in piuma,  oppure l’adozione di tessuti 60/40, un mix di cotone egiziano e nylon che rese i capi idrorepellenti e donava loro una resistenza all’usura fino ad allora sconosciuta, quando per i capi da montagna venivano principalmente usati il cotone e la lana.       Ad Alice e Roy Holubar dobbiamo anche l’invenzione del Mountain Parka, uno dei capi più popolari di sempre in America, indossato tra gli altri anche da Robert De Niro  nel film vincitore di cinque premi Oscar “Il Cacciatore”  del 1978.

Gli Holubar hanno sempre mantenuto stretti rapporti con il mondo degli scalatori e degli appassionati di outdoor.  Questa continua vicinanza ha favorito la creazione di innovazioni tecniche, risultate da uno scambio di idee con gli stessi utenti dei loro prodotti e che erano legate a reali esigenze di funzionalità e utilizzo derivanti dall’esperienza dei professionisti dell’outdoor.     Ad esempio nel 1948, quando Holubar forniva i capi all’Alpine Rescue Team del Colorado inserì in questi capi un gancio all’altezza del petto utilizzato dai membri del team per esporre il badge di riconoscimento. In seguito il gancio venne utilizzato per fissare guanti e berretto e lo troviamo ancora su alcuni modelli della collezione. Oppure l’attenzione a dei dettagli in pelle, come i sotto-bottoni, i ferma cordone sul cappuccio e la coulisse o il tira- zip. Scopo di questi elementi era quello di conferire ai capi maggiore resistenza nei punti sottoposti a maggiore usura, proteggendo il tessuto esterno.

Come già accaduto ad altri grandi marchi del settore americano di equipaggiamenti all’aperto, Holubar ha anche iniziato a guadagnare riconoscimenti e fama superando gradualmente i confini strettamente legati alla montagna e, in un decennio, Holubar è diventato uno dei marchi più noti di capispalla d’America.  Il marchio è stato in grado di trarre vantaggio da questo sviluppo incontrando i gusti di un pubblico giovane con contributi stilistici che nulla hanno tolto ai contenuti di qualità e funzionalità di ogni capo: questa capacità di coniugare l’eccellenza tecnica con un look contemporaneo, ha portato Holubar a ottenere un posizione importante anche nel mercato dell’outodoor per bambini.

Nel 1968, gli Holubar decisero di vendere l’attività e dagli anni ’80 il marchio ha subito un lento e graduale abbandono dai nuovi proprietari.

Oggi il brand Holubar è attualmente oggetto di un grande risveglio che è partito dall’Europa e mira a rilanciare il marchio negli Stati Uniti e in tutto il mondo. L’imprenditore italiano Roberto Raengo, che in passato ha lavorato ai lanci di Refrigwear e Blauer,  ha acquistato il noto marchio americano Holubar,  dando vita alla nuova società Fritz. Oggi, la società Fritz, ha come obiettivo quello di far risuscitare il marchio, in Europa. Punta di diamante dell’offerta della Fritz,  sarà la riedizione in dieci colori, a partire dal classico orange, del Mountain parka indossato da Robert De Niro.

“Molti brand sono semplici etichette, Holubar è diverso: ha alle spalle una forte credibilità e per questo ho pensato, e penso tutt’ora, che sia un marchio destinato a durare. E poi amo il mondo che rappresenta, compresa la vita all’aria aperta” (Roberto Raengo)

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